Rajasthan: il Tempio a Quattro Facce di Ranakpur e arrivo a Jodhpur

6° giorno
Lasciamo Udaipur la mattina presto e ci incamminiamo in direzione nord con destinazione Jodhpur. Percorriamo una strada che attraversa i Monti Aravalli e dopo circa 1 ora ci fermiamo in una scuola elementare di un paese di montagna. La scuola intera ci accoglie come in un giorno di festa, dalle classi dei più piccoli a più grandicelli sono tutti curiosi di questi sconosciuti che hanno interrotto le loro lezioni. Ciò che ci colpisce è l’estrema educazione, l’ubbidienza ed il rispetto sia delle regole che dei loro insegnanti che tutti i ragazzi manifestano. Tutti composti e sorridenti pronti a raccontarci i loro progressi negli studi. Insomma un esempio per le nostre giovani generazioni. . .  (ammesso che si rendano conto di aver necessità di un esempio).

Proseguiamo il nostro viaggio e subito dopo l’ora di pranzo ci fermiamo di nuovo: siamo arrivati a Ranakpur, dove visitiamo uno dei templi giainisti più grandi di tutta l’India. Costruito nel XV secolo interamente in marmo bianco, ci lascia estasiati per la raffinatezza degli intarsi e delle lavorazioni. Il tempio è costituito da un tempio centrale e due templi secondari. Quello centrale, il Tempio a Quattro Facce o Chaumukha Mandir, è costituito da 29 sale sorrette da ben 1444 colonne scolpite, una diversa dall’altra. L’attenta lavorazione e la complessa struttura architettonica di questo luogo ci colpisce e ci fermiamo più del dovuto, complice anche la sensazione di pace ed armonia che si respira. Come in ogni altro tempio, le scarpe vanno lasciate all’esterno, in più, nei templi giainisti non possono entrare sigarette e qualsiasi oggetto in cuoio. Il giainismo infatti prevede un’assoluta non-violenza e una forma estrema di vegetarianesimo: la dieta del fedele esclude anche molti vegetali e persino l’acqua viene filtrata al fine di non ingerire involontariamente piccoli organismi.

Riprendiamo il nostro viaggio in direzione nord e lungo la strada notiamo un gran fermento nei pressi di un piccolo sobborgo. Ci fermiamo per capire cosa sta succedendo e il nostro accompagnatore ci spiega che ricorre l’anniversario della morte di una persona cara alla comunità: il guaritore. La cerimonia si svolge con le persone che passano intorno alla motocicletta che era stata di proprietà del defunto e depongono le loro offerte. L’aria è intrisa di incenso bruciato e tutto intorno si svolgono i festeggiamenti. A noi è parso un po’ singolare mettere come simbolo della persona venerata un oggetto appartenutogli in vita, ma si sa, le usanze non si criticano. . .

Continuiamo il nostro lungo viaggio e finalmente arriviamo a Jodhpur al tramonto. Ci siamo avvicinati al deserto del Thar e si sente: la temperatura è alta, nonostante il sole sia già oltre l’orizzonte. La città si presenta come un luogo molto affollato e caotico: il clacson delle auto suona ininterrottamente. Nonostante la stanchezza decidiamo di fare subito un giro in centro. Entriamo dalla porta principale a fianco della torre dell’orologio e ci avventuriamo nel mercato: frutta, verdura, spezie di ogni colore e profumo, ma anche piccoli negozi con artigiani che lavorano argento e pietre semi preziose. Nelle strette viuzze incontriamo anche un elefante, di quelli veri, che fa fatica a passare in quelle stradine. Siamo attirati da un locale pieno di stoffe e rimaniamo a bocca aperta nel vedere la quantità di tessuti di ogni genere con tutte le scalature di colore possibile. Non ci facciamo tentare dal fare acquisti che si rivelerebbero dei fagotti ingombranti durante il resto del viaggio e ci limitiamo a qualche foulard, ma ci dispiace un po’.

Stanchi ma soddisfatti arriviamo nel nostro albergo, il Ranbanka Palace, dove, dopo una doccia abbiamo anche cenato.

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